Tavola rotonda operativa e di successo con la Sottosegretaria Valentina Vezzali. “Lo sport universitario si mette a disposizione delle Università e delle istituzioni: assieme siamo in grado di dare le opzioni giuste alle nuove generazioni” dice Antonio Dima
Mario Frongia
“Il Cusi non può e non vuole mancare al tavolo dello sport universitario italiano”. L’incipit di Antonio Dima ha colto nel segno. Nella sala “Andrea Moneta” della presidenza del Consiglio dei ministri in via della Mercede a Roma, al quadro di presentazione della “Doppia carriera degli studenti-atleti nelle università italiane”, le istituzioni politiche, formative e sportive hanno detto un sì convinto. Da qui, le nozze per un modello che può rivelarsi vincente: l’essere nei fatti amici dello sport e della formazione avanzata, è un gran gol. Per i ragazzi e le ragazze, le società sportive, l’associazionismo e i movimenti, atenei e accademie, per l’intero Paese. Alla presenza della Sottosegretaria di Stato allo sport, Valentina Vezzali, del vice presidente della Crui e rettore dell’Università di Messina, Salvatore Cuzzocrea, del rettore dell’Università di Bergamo, Remo Morzenti Pellegrini, del presidente del Cus Camerino, Stefano Belardinelli, del presidente del Coni Lazio, Riccardo Viola, del relatore della ricerca e docente di Diritto dell’Unione europea, Stefano Bastianon, del segretario generale e del presidente del Cusi, Pompeo Leone e Antonio Dima, il tema ha fotografato lo stato dell’arte delle studentesse e degli studenti agonisti e iscritti alle Università italiane. Un tema promosso e voluto dalla presidenza del Cusi, sposato con sapienza dalle istituzioni. Un primo tassello che lascia ben sperare.
Cusi, un percorso moderno, giusto, volto alle nuove generazioni. “Siamo attenti e consapevoli di quali siano i cambiamenti nel mondo dello sport. Il nostro ruolo è di totale disponibilità e attenzione alle esigenze degli atenei e delle altre istituzioni, con in testa le indicazioni del Governo e del Coni, è fondamentale per costruire un futuro più solido, con tutele speciali e il riconoscimento dei diritti delle studentesse e degli studenti che praticano attività sportive livelli agonistici e qualitativi elevati”. Antonio Dima ha aperto la tavola rotonda con il piglio di chi sa di aver innescato un percorso virtuoso. La mamma dei Centri sportivi universitari promuove, sostiene, riflette e progetta con tempestività. Il bersaglio? “Il futuro dei nostri giovani, una strada che passa dallo sport e dalla formazione avanzata. Questo studio esalta intenti di lavoro condivisi con i vari portatori di interesse. La ricerca sulla Doppia carriera è un tema che ci sta particolarmente a cuore. Certo, per partire nel modo appropriato è fondamentale fare rete e favorire lo scambio di buone pratiche. Ci si deve muovere – ha rimarcato il presidente del Cusi – in sintonia e sinergia. Ma noi siamo fiduciosi, sappiamo che i nostri giovani ci guardano. Hanno esigenze concrete e domande che necessitano di risposte. Buon lavoro a tutti”.
Un domani a prova di modernità e certezze. Linee guida sulla doppia carriera in Italia e dell’Unione europea. Ma anche la Buona scuola, il riconoscimento del diritto allo studio degli atleti agonisti, e le intese e le riflessioni del Coni, senza scordare le Carte dell’Onu e dell’Unesco. La definizione dello studente atleta, e le indicazioni che la sottendono, sono abbastanza variegate. “La fotografia attuale – ha spiegato il professor Bastianon – è parziale e in evoluzione. La Doppia carriera riguarda i mondi dell’educazione e dello sport ma anche la politica, l’economia, il lavoro, la sanità. Lo studente-atleta affronta sfide, crisi, tensioni e momenti particolari. La nostra ambizione? Raccogliere ulteriori dati che ci permettano di avere un quadro dinamico della Doppia carriera”. Tra gli argomenti da indagare, programmi, impegni, risultati agonistici degli studenti-atleti, coinvolgimento delle loro famiglie. “Va capito quali siano i servizi offerti e quali invece sarebbero davvero utili. Inoltre, va approfondito quanto accade altrove in Europa. Anche se non ci sono modelli di Doppia carriera che possano essere impiantati ovunque, quel che hanno fatto Svezia, Svizzera e Australia è da studiare per cercare un adattamento ai nostri sistemi. Da qui, dovrebbero nascere le linee guida chieste dalla Commissione europea agli Stati membri: per ora hanno risposto solo gli svedesi. Il nostro modello – ha rilanciato Stefano Bastianon – è centrato sull’atleta, pur agevolandolo lo studente affronta fatiche e rinunce. La Commissione parla di condurre la carriera sportiva ed educativa “senza sforzi irraggiungibili”. Un affresco in cui, oltre alla lunga durata e alla sinergia con i vari portatori di interesse, va approfondito anche l’insieme delle relazioni tra studente-atleta con famiglia, amici, allenatori”. Il progetto – patrocinato dal Coni e dalla Crui – propone un modello centrato sull’atleta con flessibilità che coinvolga l’insieme dei settori. “L’acronimo Alfs (Athlete focused, Life span, Flexible e Synergic) spiega e include un contesto di straordinario pregio”.
Assieme si vince: il mantra di Salvatore Cuzzocrea. “Lavorando si possono raggiunge tutti gli obiettivi. Il messaggio della doppia carriera è fondamentale per i nostri scenari”. Salvatore Cuzzocrea, vicepresidente della Conferenza dei rettori, va dritto a dama. “Viviamo momenti complicati per la fase pandemia. Ma si riparte. Anche dal fatto che non esiste lo sport universitario, con regole, protagonisti, eventi e progetti senza un’Università forte e credibile. Lo sport si fa grazie al Cusi e agli impianti sportivi messi a disposizioni dagli atenei. Penso si possa parlare anche di un punto di sviluppo e sicurezza per i nostri ragazzi. Ancor prima delle risorse finanziarie, dobbiamo ragionare insieme, cercare un percorso che esalti valori sportivi, civici, sociali”. Il professor Cuzzocrea accelera. “Oggi, con il supporto della Sottosegretaria e del Governo, possiamo scrivere una nuova pagina utile e dovuta a famiglie, ragazze e ragazzi, portatori di disabilità. Siamo all’opera per formare i futuri dirigenti del Paese. Un ultimo ringraziamento va a quanti, proprio alle prese con la pandemia, si sono spesi e si spendono in questa battaglia sanitaria, sociale e civile. Assieme si vince!”
Riccardo Viola, gli auspici del Coni. “Per l’obbligatorietà delle attività fisiche nella scuola primaria ringrazio di cuore la Sottosegretaria. Sono felice per dover portare i saluti del nostro presidente Giovanni Malagò, in questa giornata davvero importante per enfatizzare il desiderio e la volontà di voler costruire un mondo sportivo e formativo migliore. Si parte dalla scuola primaria per consolidare un percorso che crei persone migliori”. Riccardo Viola, presidente del Coni Lazio, ha indirizzato il proprio intervento anche sul “senso di responsabilità, sul fare la propria parte dai vari soggetti coinvolti. Lo sport ha una grande valenza, è un bel biglietto da visita, ma si deve mantenere grande attenzione. Fare squadra è basilare per cogliere i risultati”.
Argento nella scherma, la gioia di Daniele Garozzo. La medaglia d’argento a Tokyo 2021 è la cima di un percorso che nobilita: Daniele studia Medicina a Tor Vergata ed è a quattro esami dalla laurea: Dalla sala “Andrea Moneta” l’applauso rende merito alla dedizione e alla costanza. Lo schermidore azzurro si racconta con calda emozione. “Il podio ha dietro fatica e sacrifici, allenamenti e rinunce. Ma è stato bellissimo e, soprattutto la Sottosegretaria, sa di cosa parlo”.
Oro nel canottaggio, applausi per Valentina Rodini. Mostra con un sorriso la medaglia d’oro colta in Giappone. Valentina Rodini e la soddisfazione che scalda il cuore. Laurea in Economia, in corsa per la magistrale all’Università di Modena e Reggio Emilia, sul podio olimpico nel canottaggio con Federica Cesarini, Valentina regala un video messaggio di pregio: “La nostra mentalità deve essere a prova di fatica: non è facile riuscire a fare tutto. Ma se ce l’ho fatta io possono provarci tutti. La Doppia carriera è un grande passo avanti. Siamo certi che non ci scorderete”.
L’intervento della Sottosegretaria: Valentina Vezzali, tra esempio, passione e competenza. “Intanto, ringrazio il presidente Antonio Dima per avermi anticipato questo studio sulla Doppia carriera. Sono lieta di essere qui con voi per tracciare il futuro del sistema universitario e dello sport. Non c’è battaglia, né rivoluzione culturale che riguarda lo sport che non possa passare pe l’Università Sono stata all’inaugurazione dello Sport center alla Bocconi: testimonianza di quanto lo sport attesta. Ho detto in Parlamento che occorre intervenire per aumentare la possibilità per tutti gli studenti di poter fare pratica sportiva con incentivi ad hoc, centri e impianti in prossimità dei campus. Dall’estero sappiamo che se ci sono gli impianti lo sport promuove aggregazione, inclusione e stili di vita attivi e sani. Elementi fondamentali per quanti entrano a far parte della società adulta, spesso lontani da casa, famiglia e amici”. E ancora. “Servono incentivi per chi va all’Università e vuole coltivare il sogno della carriera sportiva con i colori del nostro Paese. Questo può contribuire ad aumentare il prestigio dell’Università, ed è esempio positivo per la popolazione studentesca. Solo così si crea negli ambienti universitari un clima che consente di aumentare la consapevolezza della pratica sportiva. Nessuno, e lo dico per esperienza personale, deve trovarsi nel dover scegliere se studiare o fare sport”. Presidenti, docenti e rettori colgono il messaggio. Pausa. La Sottosegretaria prosegue. “Occorre anche un cambio culturale anche dal corpo docente, alcune difficoltà le riscontriamo anche nelle scuole dell’obbligo. Sport e studio devono essere alleati e mai in contrapposizione, assieme determinano una società migliore. Ho potuto vivere il portare avanti la pratica sportiva e procedere con profitto a scuola. Sia chiaro – sottolinea la Vezzali – lo sportivo non chiede scorciatoie ma vuole portare a termine il proprio percorso formativo”. Si ripassa dalla Dual Career. “Sono felicissima dello studio sulla Doppia carriera. Non siamo all’anno zero, partiamo da vari buoni esempi e da realtà virtuose. Nei giorni scorsi ho ascoltato con attenzione la rettrice della Bocconi e il rettore della Sapienza: ringrazio la Crui, assieme dobbiamo tracciare le linee guida da applicare su scala nazionale. Ricordo avversarie americane che, tra una gara e l’altra, si chiudevano in camera con i pc per sostenere gli esami. Ho sentito anche il presidente della Figc, Gabriele Gravina: il calcio è consapevole che tanti sognano la serie A ma non tutti riescono. Le federazioni sono sensibili alle aspettative di formazione dei loro atleti”. Quindi una considerazione che spiega anche la fretta nel dover scrivere le indicazioni giuste. “In Italia siamo nella top ten per medagliati ma in Europa siamo quint’ultimi per praticanti sportivi. Ripeto, sport e scuola devono andare a braccetto. Un auspicio? Spero di poter inserire nella scuola primaria le scienze motorie. Oltre all’essere sportivi abbiamo il dovere di formare buoni cittadini”. Applausi.
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