Medicina sportiva: tra animo, scienza e disponibilità

“Le Universiadi procedono per fortuna senza particolari problemi. La nostra filosofia? Faccio quello che mi ha insegnato Lilli Coiana” dice il responsabile sanitario Gianfranco Beltrami

di Mario Frongia

Sei giorni a mille all’ora. Centinaia di atleti in campo, pista, piscina e palestra. Tradizioni e storia, sogni e rinunce, fatica e delusioni. Le Universiadi, un mondo di strepitose opportunità. “Il fascino di una competizione internazionale che accomuna paesi distanti per cultura e dimensione sportiva, la si è percepita dal primo minuto. Qui a Napoli ancora meglio e a fondo: gli organizzatori hanno colto al volo l’occasione e tutti hanno una determinazione nel voler fare bene che soddisfa tutti”. Gianfranco Beltrami, medico sportivo, ricercatore, docente. Ma anche e soprattutto, uomo di sport. Attento ai dettagli, organizzato, capo team medico per il Cusi. Ovvero, la medicina, anche di emergenza-urgenza, col tricolore. Una sfida nelle sfide. Legata a competenze, saperi e senso civico. “Scomoderei anche lo spirito di servizio. Il volontariato anima i medici, e anche le altre figure, che prendono parte ai giochi. Chi partecipa sa che è chiamato a dare, tanto e sempre a tutte le ore. Ma abbiamo giurato su Ippocrate anche per questo”. Il dottor Beltrami si concede un sorriso. Napoli è coperta, come metà paese, da una bolla di caldo umido che ricorda la colla. Lo staff medico è sul pezzo. E si muove secondo criteri, sinergie, organizzazione. Una squadra collaudata, motivo di pregio per il Cusi.

Sei giorni di giochi. Qual è il bilancio?

Intanto, almeno finora andiamo avanti senza aver dovuto affrontare particolari problemi. Un solo caso di una certa gravità l’abbiamo avuto nel rugby. Uno dei ragazzi della formazione azzurra ha avuto un trauma legamentoso al crociato. Procediamo con fiducia.

Tutto fila lisco. Ma qual è l’aspetto meno semplice nella gestione sanitaria delle Universiadi 2019?

Siamo stati penalizzati dalla logistica ma non era possibile gestirle diversamente. Ci sono diverse sedi, gare e impianti sono dislocati tra Salerno, Caserta e Napoli. Un quadro che crea qualche difficoltà. Ma ce la stiamo cavando e sapremo superare anche questi passaggi.

Napoli e le navi con a bordo circa cinquemila partecipanti. Qual è la traduzione?

Intanto, abbiamo coperto 24 ore su 24 l’ambulatorio. Con la turnazione garantiamo presenza specialistica nella postazione medica, con un medico e un terapista a disposizione in tutte le sedi. Anche la Stazione marittima, cuore delle Universiadi, è presidiata senza soluzione di continuità con  ambulatorio e infermeria.

Qual è lo spirito del team?

Quello giusto, responsabile e motivato, come sempre. I medici del Cusi sono allenati in avvio dalla partecipazione ai Campionati nazionali universitari. Poi, proseguono su scala internazionale. Vantiamo molti specialisti giovani, alcuni neo specializzati, ma anche un pool di veterani formato da Franco Zanda, Francesco Bizzarri e Carmelo Concilio.

Qual è stata la frase motivazionale?

Tenuto conto che per alcuni medici giovani si tratta della prima Universiade, la gratificazione e l’entusiasmo hanno avuto da subito un ruolo positivo. Lavorare in un contesto così elevato e con atleti di diversa nazionalità arricchisce umanamente e professionalmente. E dà entusiasmo.

C’è qualcosa delle Universiadi di Napoli che cattura i medici neofiti?

Quel che si apprezza maggiormente è la voglia di superare a tutti costi le criticità. Ad esempio, quelle che maturano nei trasporti e negli spostamenti. L’entusiasmo dei volontari teso a dare e assicurare ai partecipanti il servizio più adeguato ha colpito anche noi.

I vostri colleghi stranieri cosa dicono?

I controlli antidoping li abbiamo gestiti in prima persona e stanno andando molto bene. I medici stranieri, in vari contesti, hanno apprezzato la nostra professionalità.

Se dovesse tracciare un primo bilancio personale, che segno avrebbe?

Ho alle spalle, tra un’infinità di eventi, anche una decina di Universiadi. Appena chiude questa di Napoli sono in partenza per Tokyo dove dobbiamo vedere quale sarà l’ipotesi di gestione sanitaria legata alla prossima olimpiade. Partecipo da presidente della Commissione medica internazionale di baseball e softball. Per cui, tornando al bilancio, non posso lamentarmi. Siamo sempre in gioco e costruiamo tutti assieme un pezzetto di futuro. Che mette assieme, nel miglior motto del Cusi, sport e cultura.

Dottor Beltrami, l’organizzazione sarebbe piaciuta all’indimenticato presidente-medico del Cusi, Lilli Coiana?

Sicuramente. Posso dire di aver ereditato la sua gestione. Lo staff medico ha seguito le linee guida, la filosofia e il suo modo di organizzare. In più Lilli aveva una grande disponibilità, abnegazione e uno spirito volontaristico che tutti, anche i delegati e i medici stranieri, gli invidiavano. Noi ci impegniamo quotidianamente al massimo per mettere in campo il suo esempio.

Una macchina efficiente e dinamica

Gianfranco Beltrami coordina per il il team Cusi-Italia nove medici e otto fisioterapisti

La pattuglia medico sanitaria guidata da Gianfranco beltrami è composta dai medici Franco Zanda, Claudio Secci, Francesco Bizzarri Marta mancini, Michele Andreoli, Carmelo Concilio, Davide D’Elicio, Matteo D’Elia e Brigida Leoni. I fisioterapisti a disposizione del team azzurro sono Angelo Carbone, Michele Gatti, Emanuele Restuccia, Carlo Pusceddu, Giualia Spanu, Ramon Hugo Molto Perez, Antonio Bruera e Federico Vitale. il team è spalmato sulle navi Msc e Costa crociere, all’Hotel Tulip di Castel Volturno e all’Hotel Novo (Caserta), al Grand Hotel di Salerno e all’Nh di via Medina a Napoli.

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