a cura di Mario Frongia
Pisa, giovedì 27 marzo
FederCusi e sport inclusivi, quando il futuro è già presente
Quella sana atmosfera che accompagna chi macina idee e ha le gambe per metterle in marcia. La sala Tornado dell’hotel Galilei, a due passi dallo scalo aereo pisano, affianca presidenti, sportivi, dirigenti, atleti in attività e no. Finestra culturale e politica ampia. Ricca di condivisione, ambizioni e obiettivi. FederCusi macina salite e scalini. Oltre a coinvolgere, Antonio Dima chiama a raccolta i testimoni sul territorio dello sport. Universitario e non solo. Il presidente lo sa e rilancia. Il roll up, sfondo nero e i rombi con i colori dell’arcobaleno, ha una scritta che parla chiaro: “Sport universitario – Un’idea in movimento da cento anni”. FederCusi è anche questo.
La cultura dello sport. Con la pace e per la pace
Antonio Dima parla. I presidenti dei Cus ascoltano. La retorica direbbe “in religioso silenzio”. In fondo alla sala brilla sul mega schermo una foto eloquente. È stata scattata a Chengdu. Luglio 2023. Ritrae la delegazione italiana, rientrata dalla Cina a Roma con un vagone di titoli e medaglie da record. Indossano la polo bianca con il tricolore e il logo FederCusi. Ma quel che più conta lo si legge nello striscione di otto metri: “Italian university sport for peace in the world”. Cittadini del mondo, in campo e sempre. Che poi l’Unione Sovietica avesse invaso da pochi mesi l’Ucraina non è un’altra storia.
Politica sportiva, visione e passione
FederCusi leva le rotelle di dietro dalla ruota posteriore della bici. E vola. I presidenti annuiscono. L’orizzonte tracciato dalla presidenza e approvato dal Consiglio, non solo incuriosisce ma piace. Il mondo cambia, le nuove generazioni e le università pure. Ma lo sport deve andare a ritroso, verso le scuole e la formazione primaria. Un sogno? Come lo era dieci anni la possibilità che il Cusi diventasse Federazione.