Napoli, ci siamo!

Napoli, ci siamo!

Le Universiadi viste dal capo delegazione Gianni Ippolito. “Il capoluogo campano è icona di italianità nel mondo. Sono certo che i giochi saranno un successo sportivo e culturale”

di Mario Frongia

“La storia siamo noi” canta Francesco De Gregori. Gianni Ippolito, sassarese doc, carriera maturata all’Ersu, presidente di lungo corso del Cus dell’ateneo turritano, ha dalla sua solidi pezzi di storia. Isolana, nazionale e internazionale. Cuore e anima dettata e legata allo sport universitario, vice presidente nazionale del Cusi dal 2013, siede in consiglio federale dal 1995. “Mi pare l’altro ieri e sono passati 24 anni!” commenta con sornione. La storia, dunque. Tra metropoli e continenti, tradizioni e record, medaglie e gioia. Senza scordare rabbia e delusioni. “Lo sport è questo, dà e toglie. Il Cusi ne rappresenta i valori più profondi. Anche perché questi giovani, non mi stancherò mai di ripeterlo, a vario titolo saranno il futuro del paese”. Nella caffetteria del Cus L’Aquila il sottofondo è un misto di tintinnio di tazzine, saluti, sacche che sbattono per terra. I Cnu procedono spediti. Gianni Ippolito è sul pezzo. Ma la storia, per stare a De Gregori, è anche un’altra. Il 3 luglio – quasi certamente di fronte al capo dello stato, Sergio Mattarella – a Napoli si aprono le Universiadi. Gianni Ippolito sarà a capo della delegazione. Un ruolo – che ricopre senza interruzioni dall’appuntamento di Belgrado 2009 – in cui serve equilibrio, ponderazione, pesatura dei dettagli. “Mi occupo del coordinamento delle rappresentative. Dagli atleti a dirigenti tecnici, accompagnatori, personale sanitario, medici e fisioterapisti. Un impegno che si traduce in riunioni e briefing quotidiani, da cui maturano aggiornamenti e indicazioni, da girare al Comitato organizzatore”.

In sostanza, una sorta di riferimento gestionale?

Direi di sì. Quotidianamente si esamina lo sviluppo degli eventi. E le indicazioni che emergono vanno poi trasferite ai vari settori.

C’è un passaggio più delicato di altri?

La fase più importante è quella legata alla preparazione. Partiamo con un confronto, riflessioni e studi, che si aprono almeno dodici mesi prima della data inaugurale. La preparazione delle Universiadi parte da un aspetto chiave: la definizione delle squadre.

Avete una data oltre la quale non si va?

Sì. Entro il 3 giugno vanno trasmessi al comitato gli elenchi dei partecipanti. Una questione che dipende ed è dipesa dalle Federazioni. Ma per quanto ci riguarda, siamo in netto vantaggio. Infatti, abbiamo già impostato la fase organizzativa e aspettiamo i convocati per poter completare le schede di partecipazione.

Parliamo degli atleti e delle altre figure che prendono parte ai giochi?   

Certo. Ciascuna nazione presenta all’accreditamento i dati sui protagonisti assieme a quelli dei dirigenti, dello staff medico e degli addetti alle varie discipline. Su questo fronte siamo pronti da tempo.

Incrociamo le dita: quali possono essere le criticità?

Il fatto che a Napoli le Universiadi si svolgano su tre villaggi e altrettanti poli. In città c’è il cuore dell’evento. Intanto, sulle due navi da crociera ormeggiate sono alloggiate circa 4.500 persone. E alla Stazione marittima opera il centro accrediti e il comitato organizzatore. Poi, altri 2.500 stanno a Salerno e risiedono nel campus universitario di Fisciano e in vari alberghi della zona. Il raggruppamento mette assieme le squadre di calcio, maschile e femminile, scherma e tiro con l’arco.

E il terzo polo?

Ha sede a Caserta. Ne fanno parte gli atleti e le delegazioni del basket e di altre discipline. In sostanza, rimane in piedi la madre di tutti i problemi: i tre poli dovranno comunicare, pesare e scegliere risposte e decisioni da dare ai partecipanti. Spesso, in tempo reale. E ci saranno quotidianamente meeting con tutti i delegati. Insomma, una macchina complessa, con dati e situazioni spesso imprevedibili da gestire, specie a distanza e per telefono.

Insomma, avanza un filo di preoccupazione?

No. Non ho dubbi, ce la faremo. Anche perché abbiamo un modello precedente che abbiamo sperimentato validamente in Sicilia nel 1997. Le Universiadi si sono tenute alla grande su Palermo, Catania e Messina.

Cosa vi attende?

La chiusura della piattaforma Fisu per le iscrizioni definitive. Sino ai primi di giugno saremo impegnati nella definizione dei nomi e nella compilazione delle schede. A seguire, comunque entro la prima metà di giugno, saremo impegnati in aspetti secondari ma di rilievo.

Ad esempio?

Appena avremo la certezza degli iscritti definiremo l’assegnazione delle divise e dei kit ai partecipanti.

Avete già stabilito cosa indosserete?

Dobbiamo ancora valutare l’abbigliamento per la sfilata della cerimonia di apertura. Avremo in dotazione capi bianchi, azzurri e blu. Di certo, il pantalone sarà blu abbinato a una polo bianca e viceversa.

Quali sono gli auspici?

Per noi che giochiamo in casa, l’impegno e la partecipazione sono molto sentiti. Puntiamo ad arrivare almeno tra i primi dieci paesi nel medagliere. Peraltro, è stato questo il percorso dalle Universiadi di Belgrado a oggi. Piazzarci come prima realtà sportivo-universitaria europea alle spalle della Russia, sarebbe un bel colpo. Anche perché significherebbe precedere corazzate come Inghilterra, Spagna, Germania e Francia.

Gianni, scusi. Qual è la differenza tra queste Universiadi e le altre a cui ha preso parte?

Napoli, nel senso più ampio, affascinante e positivo.

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