Universiadi, eccellenza internazionale
“Lo sport universitario come efficiente grimaldello del sistema Paese. L’apertura del governo e le attenzioni della Fisu sono il pass che premia il nostro lavoro e ci lancia verso un ruolo ancora più impattante in ambito sportivo e culturale” rimarca il presidente del Cusi, Lorenzo Lentini
di Mario Frongia
Duecentotrentatré chilometri nel cuore dell’Italia. Un Paese che ancora soffre, si guarda attorno, cerca le vie per uno sviluppo duraturo e globale. Nel mezzo, gioiello di organizzazione e funzionalità, le future generazioni. Messe assieme dal Cusi per i Campionati nazionali universitari. Da L’Aquila a Napoli, 233 chilometri di scommesse, auspici, prospettive. A caccia di un domani meno angoscioso. “Mettiamola così. Abbiamo per le mani le classi dirigenti del prossimo futuro. Sarebbe folle – attacca Lorenzo Lentini – non cogliere l’occasione. Lo svolgimento positivo e ricco di successi tecnici, ma soprattutto, organizzativi, logistici e di aggregazione, dei Campionati che si vanno a chiedere a L’Aquila, sono l’ennesimo fiore all’occhiello del Cusi. Adesso, l’asticella sale e ci proiettiamo sulle Universiadi di Napoli. Ottimista? Sempre e per natura. Ma, soprattutto sulla scorta della laboriosità, delle scelte operative e delle capacità realizzative, sono convinto che l’evento sarà un gol internazionale”. Il presidente del Cusi conosce a fondo dinamiche e uomini della politica e dell’amministrazione. Sa quanto siano stati delicati i passaggi che hanno condotto alle Universiadi che si aprono a Napoli il 3 luglio. A maggior ragione, in perfetta sintonia con il segretario generale Antonio Dima, rimarca un aspetto: “Ospitiamo 128 paesi, migliaia tra atleti, dirigenti e tecnici, con rimbalzi mediatici nei cinque continenti, siamo all’opera per avere anche la delegazione del Vaticano con un team in gara nell’atletica. Credo sia intuitivo anche per un osservatore terzo, rilevare un impegno e una progettualità globale di forte impatto e valore. Non siamo a caccia di riconoscimenti ma abbiamo la consapevolezza di svolgere un ruolo prezioso per la cultura, il sistema universitario, lo sport nelle comunità”.
Le Universiadi hanno numeri sbalorditivi. Peccato che arrivino in un passaggio non esattamente brillantissimo per l’Italia.
Questo è momento strano per il nostro paese. Sono in ballo la ripresa sociale ed economica ma si rileva lentezza e meccanismi decisionali impantanati. Ecco, mi piace pensare che lo sport e la cultura che le nostre azioni mettono in moto, siano un messaggio positivo che va oltre le sfide in campo, pista e palestra.
Dunque, cultura sportiva qualificata come decongestionante e buona pratica?
Esatto. Le Universiadi si innescano nel paese e nell’Europa in un momento storico delicato che vede migrazioni, sovranismi, equilibri da riassestare su più fronti, rapporti critici tra Stati Uniti e Cina. Lo sport degli studenti universitari può essere la sintesi ideale per dare coraggio, visione e determinazione.
Fermiamoci su Napoli e la Campania. Qual è, a 40 giorni scarsi dalla cerimonia inaugurale, la sensazione sul lavoro del Comitato organizzatore?
Come ha sottolineato il sottosegretario Giorgetti alla conferenza di presentazione tenutasi agli Internazionali d’Italia, alla mia regione vanno riconosciute doti speciali. La Campania ce l’ha fatta da sola. Il lavoro è stato immane e di qualità. Anche se qualcuno non ha remato dalla stessa parte, siamo orgogliosi del nostro cammino e fiduciosi sugli esiti della manifestazione.
Qual è lo slogan, presidente Lentini?
Un sogno cullato a lungo che si realizza in uno degli scorci più affascinanti del pianeta. Mi affianco al concetto espresso dal numero uno del tennis italiano Angelo Binaghi: le Universiadi sono, anche per i rapporti di inclusione e convivenza, un piacere che nessuno, in qualsiasi veste partecipi, potrà mai scordare.
Quali sono i risultati che l’Universiade può indurre?
Intanto, siamo lieti e rinfrancati dall’apertura mostrataci da Giorgetti sul nostro progetto di Federazione dello sport universitario. Sulla scorta di quella che rappresenta i cronometristi o i medici sportivi, possiamo esserci anche noi. Abbiamo in mente un progetto snello e innovativo che mette il nostro know how al servizio dei grandi eventi del Paese, dalle Olimpiadi ai campionati mondiali. Il Cusi può essere il trampolino che aiuta tutti a crescere e ad avere maggiori competitività.
In sostanza, lo sport universitario studentesco al centro del movimento?
Sì. Il concetto, lanciato da Primo Nebiolo, è ancora attuale e realizza sintesi e prospettive allettanti. Stiamo operando con risultati molto incoraggianti, come dimostrano anche i Cnu abruzzesi con l’inclusione dei ragazzi disabili e le attenzioni per l’Aquila e le sue comunità a dieci anni dal terremoto, per celebrare 60 anni di sport e ampliare le basi dello sport universitario. Se le attenzioni mostrate dal governo per la trasformazione del Cusi in Federazione vanno a compimenti come auspico, avremmo raggiunto un risultato straordinario e prolifico per la nazione.
Presidente, qual è l’assist vincente?
Le Universiadi colgono il cambio generazionale, offrono scenari di sviluppo culturale e sportivo e sono la fiammella che soffia sul Paese. Con uno step ulteriore: il segretario generale della Fisu, Eric Saintrond, ha detto in più occasioni che si sta avvicinando un passaggio chiave. Ovvero, il nostro ingresso nel Comitato esecutivo. Se l’Italia entra a far parte della Federazione mondiale universitaria, il filo concettuale teso idealmente in questi giorni, con un flash che va dai Cnu svoltisi a L’Aquila alle Universiadi di Napoli, è davvero un qualcosa che si ricorderà nel tempo.