Rimini, il punto
di Mario Frongia
Una due giorni che ha inciso, coniugato e declinato un pezzo importante di futuro. Per il mondo sportivo universitario sarebbe già tanto. Ma, a 24 ore dal sipario all’Hotel Ambasciatori, rimane ben altro. Il Cusi che sposa l’Anci e il territorio, ad esempio. Il Cusi che vara Sponc! E si ritrova con mezza Italia a saltare sui sacchi o sudata nel tiro alla fune. Il Cusi che fa suo e promuove un corso di formazione per dirigenti e li ritrova puntuali al tavolo del dibattito con allievi e allieve. Il Cusi che rafforza sinergie con parlamentari, sindaci, assessori, direttori di scuola e manager urbani. Il Cusi che stringe mani e scambia sguardi precisi con docenti e dirigenti delle Università. Il Cusi che dice alle ragazze e ai ragazzi diversamente abili e ai loro accompagnatori: “Grazie per quel che ci date!” Da Venezia a Palermo passando per Bologna e Lecce, Sassari e Camerino, un pregiato filo verde. E non solo per i 25 Cus coinvolti. Ma anche per aver unito per un biennio città capoluogo, piazze e palestre, piccoli paesini, atenei e municipalità orgogliose, fattive e ambiziose. “Andiamo a casa più ricchi, più forti, più solidali. La nostra sfida è appena iniziata e sappiamo perfettamente che senza la vostra collaborazione tutto sarebbe stato impossibile” ha sottolineato Antonio Dima. Il numero uno del Cusi si è rivolto con entusiasmo e un filo di commozione a una platea che si è sentita da subito coinvolta a fondo, chiamata a un ruolo da protagonista, resa partecipe oggi, domani e dopo. Il fare, dunque. Con il Dipartimento per lo Sport della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Con Sport e Salute. Con l’Anci. Partner strategici, indispensabili per dare una nuova, o quanto meno una sempre più performante rotta ai futuri timonieri del sistema tricolore. “Lo sport come collante, come cultura, come asticella da innalzare. Lo sport come rispetto delle persone, dei diritti, dei valori. Di pari passo con una formazione avanzata e condivisa. E penso a chiunque parta un centimetro indietro. Il connubio con le municipalità è un’opzione fantastica di crescita, elaborazione e sviluppo. Nuove generazioni e immigrati, diversamente abili, ragazzi e ragazze inattive, periferie e paesini dell’interno, sono al centro dei nostri progetti e delle attività, con e senza orizzonti. Abbiamo sposato – ha rimarcato con energia il Presidente – lo sport non convenzionale, andiamo avanti con il sostegno di tutti gli operatori. A partire dagli atenei e da quel sapere operativo non negoziabile di regole e format che includono e avvicinano”. Antonio Dima della due giorni di Rimini porta a casa tanto. Emozioni, lacrime di gioia, sentimenti di partecipazione e amicizia. Poi, ha avuto spazio anche lo Statuto e l’adeguamento alle disposizioni del Coni. La FederCusi è nata. E sta mettendo i dentini. Il dibattito è stato fruttuoso e dettagliato. Nel solco tracciato e individuato da giganti quali Ignazio Lojacono, Primo Nebiolo e Leonardo Coiana, Dima ha condotto in rada l’ammiraglia dei Cus italiani. Quarantaseiesima Federazione del bouquet Coni, passaggio delicato e impegnativo. Che merita un cenno particolare: l’amicizia, la stima, le battaglie e il lavoro istruttorio in comune del presidente e dello staff di via Brofferio con Giovanni Malagò, hanno fatto la differenza. Un’enorme differenza. È sensazione diffusa che senza il supporto del presidente del Coni sarebbe stato più complicato mettere a segno il balzo epocale da Ente di promozione a Federazione. Un gol che ha avuto vari artefici. Da Roberto Fabbricini, già Segretario Generale del Coni e commissario della Federcalcio, ma soprattutto, amico fraterno di Lilli Coiana e Antonio Dima, a Pompeo Leone, Segretario Generale del Cusi ricco di energia e visione al servizio delle nuove generazioni, e Gianni Ippolito, vicario ed esperto conoscitore di tempi e modi dello sport universitario. Certo, ci sono stati e ci saranno anche altri fondamentali contributi. Ma la vittoria di Antonio Dima è e rimane una vittoria collettiva. Identitaria e allargata, comunicante e contaminante, propiziatrice di collaudate e nuove relazioni, intese, accordi. Con l’Unione dei cronisti sportivi, ad esempio. Un progetto di vasi comunicanti, trasparente, moderno e innovativo. Che ha e avrà inevitabili tempi tecnici di attuazione. “Non esiste un pasto gratis” ripeteva spesso il Nobel per l’economia, Paul Samuelson. A Rimini è stato applaudito un successo di squadra. Il “gancio-cielo”, con assist di Sponc!, è l’atto di un mondo che sa stare al mondo.