L’assemblea approva all’unanimità la relazione del presidente Antonio Dima. Mattinata ricca di spunti, obiettivi centrati e da centrare, un percorso da condividere. Applausi per gli auspici di Giovanni Malagò e Lorenzo Lentini
Mario Frongia
La foto delle orchidee, viola, striate di bianco. Sbocciate, quasi un inno alla primavera e alla ripresa, al coraggio e alla concretezza. Il logo, nei roll up e nella copertina della relazione, della diciottesima assemblea federale e del 75° congresso nazionale del Cusi, ha sintetizzato auspici, progetti, motivazioni. Il mondo dello sport universitario c’è. E batte un colpo. Forte e solido, senza frustranti illusioni o facili scorciatoie. Ma con determinazione e speranza. Auspici concreti, collettivi e avvicinanti, riassunti con passione da Antonio Dima. Il numero uno della mamma dello sport universitario tricolore ha messo nero su bianco un percorso che sa di buono. Assemblea e congresso nazionale, momenti solenni, tra sintesi e progettualità, dello sport universitario. “Ci auspichiamo che il 2021 sia diverso, contenga ragioni, fatti e principi di attività ed eventi sportivi” ha tagliato corto il presidente. Il numero uno ha citato Giulio Onesti (“Il primo a spendersi in favore del Cusi”) e il soldato giapponese Hiroo Onoda (“Convinto dopo trent’anni dalla fine della seconda guerra, di essere ancora in combattimento per la propria bandiera”). Indicazioni e suggestioni, l’amore per un modo e un sistema che garantisce le attività sportive alle nuove generazioni.
Lavoro e identità collettiva. “Siamo nel pieno di una grande rivoluzione. In questi casi si deve scegliere dove stare, oppure si rischia di subire le scelte anziché dettarle e generarle: ci ospita la sede del Coni, questo spiega cosa faremo da subito e da grandi. In caso contrario, saremo uno dei tanti enti di promozione in un dipartimento qualsiasi. Il programma che vi avevo annunciato lo scorso anno in questo salone, è stato frenato dagli eventi legati alla pandemia. Ma siamo sempre sul pezzo. Aspettiamo la riforma e le direttive. Ma se, come peroriamo e speriamo, saremo diventati la Federazione del Cusi, allora dovremo muoverci con rapidità e attenzione avendo per bersaglio prioritario gli atenei e la Crui“. Antonio Dima ha messo i puntini sulle i. “Tutti ci chiedono rinnovamento e noi non possiamo sprecare l’assist. Dobbiamo conoscere il passato per stabilire il presente e programmare il futuro. Solo così si può raggiungere l’obiettivo. Per riuscirci, dobbiamo camminare assieme. Convinti e convincenti, capaci di metterci in gioco. Anche con il Covid-19 che rialza la cresta. E mette in crisi i Centri universitari sportivi sparsi per la penisola. Mi piace sottolineare il ruolo degli atenei, del personale docente e amministrativo, dei tecnici e dei dirigenti: un popolo che esige risposte. Un universo che muta quotidianamente e ha al centro gli studenti, veri protagonisti della crescita sportiva, culturale, sociale ed economica del sistema Italia” ha puntualizzato Antonio Dima.
Mattinata proficua. Le preoccupazioni di Giovanni Malagò, la fiducia di Lorenzo Lentini, la praticità di Antonio Dima. Lo sport universitario del Paese nella casa dello sport italiano, il salone d’onore del Coni. Tre ore abbondanti di lavori. Confronto aperto, tra incognite e certezze. Aperto dal presidente nazionale del Coni, con a seguire l’applaudita relazione del numero uno della mamma delle discipline sportive universitarie, gli interventi del past president e attuale consigliere della Fisu. Oltre trenta Cus collegati in streaming attenti anche alle relazioni economica-finanziarie, a cura del direttore amministrativo Alberto Todini, di Beppe Angiuli (Collegio sindacale), con gli interventi da remoto dei presidenti Diego Garavaglios (Cus Modena), Maurizio Rivellino (Cus Molise), Carmine Calce (Cus Cassino) e Alessandro Castelli (Cus Milano). Toccanti le parole del professor Romano Isler:“Grazie ad Antonio per avermi chiamato a fare il vice presidente dell’assemblea”. Infine, lo sguardo – pur con i dubbi legati alla pandemia – alle manifestazioni del prossimo anno, offerto da Mauro Nasciuti. In agenda i Cnu di Cassino, le Universiadi invernali di Lucerna e le olimpiadi dello sport universitario di Chengdu (Cina).
Il successo di Napoli, della Campania, del Cusi. “Attraversiamo un momento non semplice per il Cusi e per lo sport in generale. Le Universiadi di Napoli, realizzate in una realtà delicata, hanno registrato un grande successo su scala continentale. Un successo – ha ribadito Lorenzo Lentini – del senso vero dello sport universitario. Tanto che possiamo dire che, dopo 60 anni, si è tenuta in Campania l’ultima Universiade celebrata nella storia dell’umanità: la Fisu ha cambiato la denominazione e si avvia a modificare la struttura agonistica e i gli stessi modelli di gestione dello sport universitario”. Scenari in continua evoluzione. “Un fronte su cui dobbiamo farci trovare pronti. Non a caso il presidente del Cusi sta per sottoscrive una convenzione fondamentale con la Fisu. Immaginiamo un nuovo modello che prosegue la strada scelta cinque anni fa. Antonio – ha precisato Lentini – insieme, dopo la morte di Lilli Coiana, mi consegnasti al consiglio federale, in ossequio alla volontà dei Cus italiani. Adesso, siamo alla terza fase: dallo Statuto alla trasformazione in modello federale. E ricordo che senza non avremmo avuto spazio nella politica degli atenei. Il modello sportivo Cusi all’interno della Federazione dello sport universitario”. Il consigliere Fisu ha sottolineato un aspetto chiave: “Il Cusi non può rimanere un’associazione di centri o studenti, deve trasformarsi in una federazione moderna dello sport universitario e sedersi al tavolo del Coni”. Un aspetto evidenziato con vigore propositivo anche da Antonio Dima. Sul tema, a scuotere consapevolmente l’assemblea i rilevi della Presidenza del consiglio dei ministri. “Malagò ci ha detto che si rischia di ripartire dal via, come nel gioco dell’oca. Però, dobbiamo stare vigili, attraversiamo un passaggio epocale. Federazioni, sport paralimpico, sport delle università: ci hanno relegato all’interno del meccanismo associativo. Con la legge 394 siamo riusciti a mantenere il modello giuridico, abbiamo lottato per aver tenuto la parola Cusi negli Statuti delle università italiane. Oggi, affrontiamo il passaggio federale. Dobbiamo procedere insieme e uniti, in modo concreto con un solo obiettivo: vincere anche nella terza fase della nostra storia”.
Le attenzioni della Federazione internazionale. “Il modello che voteremo nei prossimi mesi guarda con attenzione alla Fisu e ai suoi tre tavoli tematici. La Federazione il suo presidente vogliono capire quale potrà essere a livello planetario la migliore formula per lo sport universitario”. Lorenzo Lentini ha scandito le parole.” Torino è al centro della candidatura 2025, sappiamo dei dieci milioni di euro finanziati dal ministero, così come siamo a conoscenza che corre anche la Germania. Si chiameranno World University Games e non più Universiadi. La Fisu ha una grande aspettativa: tornare in Italia”.
Dulcis in fundo. Lorenzo Lentini ha lanciato il video delle Universiadi tenutesi a Napoli l’anno scorso. Volti di fatica e sacrificio, i tedofori, la fiaccola, i sorrisi, le pacche e le strette di mano. Impianti, atleti, tecnici, dirigenti. Un popolo con le idee chiare. Le immagini delle gare hanno catturato l’attimo: tuffi, placcaggi, schiacciate, cross, ippon. Ma anche tiri, lanci, sprint, bagger, evoluzioni, sciabole e fioretti. Con le maglie azzurre, il tricolore, l’ansia e le preoccupazioni. Il sole e la verve della Campania, una regione che ha corso per vincere. E c’è riuscita.