Addio a Marco Bollesan, icona storica del rugby, dello sport e dello sport universitario

Il ricordo di Mauro Nasciuti

Faccia da Rugby, faccia del Rugby.

Uomo simbolo, emblematico del suo sport, leggenda, mito, il RUGBY.

E del rugby è l’unico al quale nel 2005 il CONI abbia dedicato una mattonella della WALK OF FAME al Foro Italico tra il palazzo H, lo Stadio dei Marmi e l’Olimpico, MARCO BOLLESAN è mancato domenica 11 aprile, avrebbe compiuto 80 anni il prossimo 7 luglio. Un personaggio del quale in questi giorni tanti hanno scritto, firme autorevoli del giornalismo, figure istituzionali di altissimo profilo; tutto è stato ricordato di Marco.

Con qualche riferimento autobiografico mi permetterò di trattare temi forse un po’ meno citati.

Negli anni 60 a Genova tutti si allenavano nello stesso impianto: un prato in erba naturale (!) contornato da pista in atletica in tennisolite e da velodromo.

I rugbisti avevano un coach, Tonino Massa, con una voce tonante indimenticabile ed il nome più pronunciato era Marco accompagnato da epiteti di tutti i tipi, aggettivi spesso pesanti, pesantissimi quasi tutti non citabili. Finito l’allenamento spesso Marco si univa a quelli dell’atletica. Un giorno disse che voleva fare un test sui 400. Lo cronometrai: 51”4. Incredibile per uno alto 1.85 di circa 100 kg. Che forza, e che testa!

Cambia lo scenario. I genovesi vanno al mare e frequentano gli stabilimenti di Corso Italia. Noi del Cus eravamo tutti agli Estoril, il proprietario era Roberto Fusco che non ci faceva pagare, un grande del rugby ed anche dell’hockey. E…..c’era Marco.  Marco giocava a pallavolo, prendeva il sole, conversava con tutti ed anche con la Genova bene maschile ed ovviamente femminile tenendo banco fino all’ora dell’allenamento.

Nel 1982 diventai presidente del Cus designato da Scarpiello e tutti cominciarono a parlarmi più di rugby che di atletica. La presidenza era la laurea, ma per il master scelsi Marco come tutor.  Prima lezione: è un gioco in cui con le mani passi la palla solo indietro e grazie a questo passaggio consenti a tutta la squadra di andare avanti. Questo avanzamento, anche di pochi centimetri, può essere determinante per l’obiettivo, la meta! Una contraddizione, forse, ma è così .

Marco, senza titoli accademici ha portato queste regole e la sua visione di una partita come di una battaglia, in platee universitarie, come conferenziere, persino alla Bocconi. Ha sempre riscosso consensi. Questo spaccone si trovava a proprio agio in tutti gli ambienti è sempre era in grado di affermare:” belin ragazzi, quante botte ci siamo dati in quella partita, ma ancora una volta sono emersi i valori veri, il coraggio, la determinazione, l’intelligenza, la capacità di fare scelte e di cambiare in corso d’opera per sconcertare l’avversario. E poi, comunque…….c’è il terzo tempo.”

Caro Marco è stata una fortuna, un onore, sedere in panchina con te, averti come professore di rugby, come amico e chiacchierare con te, in ufficio, al nostro Cus, in Aeroporto, in qualche TV, in un bar. Posso testimoniare l’affetto, la stima è l’apprezzamento nei tuoi confronti dei nostri padri Pillo Scarpiello , Ignazio Loiacono, Leonardo Coiana.

Ti sarò sempre grato per quanto hai dato al Cus ed al movimento sportivo universitario.  Ciao Marco

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