Evento Finale SPONC! Rimini, diario di bordo 11 novembre 22

di Mario Frongia

 

 

Scrigno magico

Rimini e le sue lunghe notti. Viali alberati, locali, piadine, luci al neon. Quella sana esperienza nel gestire e accogliere milioni di visitatori. Maestri dell’intrattenimento, pagine in quadricromia dei luoghi e della storia del turismo e dell’economia romagnola. Forziere ideale per il CUSI e i delegati provenienti da tutta Italia.

Ambasciatori di sport universitario

Marmi, cristalli, moquette. Poltrone e divani in pelle, una sala che trasuda energie, idee, progettualità: i signori dello sport universitario sono arrivati. L’Hotel Ambasciatori accoglie e prende per mano la presidenza e il consiglio direttivo del CUSI. L’appuntamento per l’evento finale del progetto SPONC! affianca venticinque rappresentanti di altrettanti Centri Universitari. I lavori si aprono quando mancano una manciata di minuti alle 20 di venerdì 11 novembre. Pare facile ma includere, avvicinare e abbracciare il mondo dello sport, in tutte le sue declinazioni, non è mai semplice.

Partita a tutto campo

Camicia e golfino tra giacche blu e abiti. Antonio Dima rompe il ghiaccio alla sua maniera. Informale e concreto. Poco distanti, attenti ai dettagli, Pompeo Leone e Mauro Nasciuti. Il CUSI che cresce, si racconta e si confronta. Alla sua ultima grande uscita ufficiale prima d’indossare i galloni federali. Sì, un lungo e orgoglioso percorso. Maturato ai tempi di Ignazio Lojacono, caldeggiato da Primo Nebiolo, cullato e sostenuto da Leonardo Coiana. Portato a dama dal presidente Dima e dal suo team. Federazione numero 46 del bouquet CONI. Mica male. Manca poco.

SPONC!, quando corpo, mente e valori marciano in sincrono

Confini infiniti, spazi da esplorare con la giusta determinazione. SPONC! ovvero lo sport al di là delle convenzioni. Per abbattere le diversità, le differenze sociali, economiche e culturali. Per assemblare cittadini e cittadine. Per includere, giocare, testimoniare e premiare. Giovani e over 65, immigrati e studenti, meridionali del mondo, vicini e lontani. Il CUSI e le sue storie. Una famiglia allargata, tenuta forte dalle attività sportive. La visione? Proiettata in un futuro che è già presente.

 

 

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Tutti a cena

Gnocchi, maccheroncini alle vongole, pollo ai ferri, pesce spada alle erbe. Melanzane, pomodori e zucchine fresche e impanate. Insalata di polpo, patate al forno, tranci di pizza e sformato. Torta e cheesecake a volontà. Sangiovese, acqua e caffè. “Ho provato il minestrone di verdure: fantastico, con un filo d’olio a crudo” precisa Roberto Fabbricini, amico storico del CUSI già segretario generale del CONI e Commissario straordinario della Federcalcio. All’Ambasciatori, oltre duecento sorrisi e battute. In fondo, quel genere di relazioni che si portano avanti nel tempo.

Evviva gli sposi!

Ottomila comuni, un centinaio di atenei, quarantotto CUS. Il banchetto tricolore è lauto e impegnativo. Richiede energie e intesa. Con un obiettivo che include e responsabilizza al tempo stesso: formare al meglio le nuove generazioni. I dirigenti del futuro, meno distante di quel che non si pensi, nascono anche da intese e collaborazione come queste. Risorse pregiate per il Paese, timonieri di un percorso che merita la massima attenzione. L’evento SPONC! riminese è stata una piccola grande cornice. Da preservare.

 

Proficuo scambio reciproco

Cosa possono dare i comuni ai Centri Universitari Sportivi? Viceversa, come si può integrare l’attività dei CUS con le aree urbane? Con lo sport e tanto altro. Gare, competizioni, concetti chiave quali valorizzazione del territorio, socialità, tradizioni, cultura. Ma anche benessere, qualità della vita, spazi e attività recuperate da incuria e superficialità. Una sorta di globalizzazione, includente e condivisa. A patto che nessuno sia lasciato indietro. CUSI e ANCI sono sul pezzo. La partita è appena cominciata.

 

Mentalità vincente

L’accademia che rimodula i propri rapporti con gli sportivi che lievitano in casa? La Dual Career, ad esempio, è un ottimo balsamo. La pubblica amministrazione che riflette con i CUS su un calendario di iniziative aperte al pubblico. Una formazione congiunta che crei figure manageriali attrezzate alle sfide, capaci di alzare l’asticella. Mosse funzionali e attente alle esigenze di un’Italia che riparte. Sì, ha ragione il Segretario Generale CUSI, Pompeo Leone, c’è davvero tanto da fare. Visione e un filo di coraggio sono indispensabile per cominciare.

 

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