Un secolo di valori pregiati

“Sport universitario – un’idea in movimento da 100 anni” raccoglie e accompagna la storia del CUSI. Emozioni e fatica, dal 1922 alla nascita della Federazione un secolo dopo. I ricordi dei protagonisti nell’aula magna dell’Acqua Acetosa.

di Mario Frongia

Un viaggio a ritroso, indispensabile per guardare al futuro. FederCUSI un secolo dopo. Tra una guerra, il coraggio di un pugno di uomini che seppero intuire la valenza sportiva insita nelle popolazioni universitarie. Per poi passare, grazie all’intuito e alla visione dei padri nobili, Primo Nebiolo, Ignazio Lojacono e Lilli Coiana, alla fase della piena maturità. Sportiva, certo. Ma, soprattutto, istituzionale, politica, sociale e culturale. Con il testimone che va dalle mani di Lorenzo Lentini a quelle di Antonio Dima, finalizzatore di un percorso che si è concretizzato nel far indossare i panni federali al CUSI. Un viaggio lungo, dispendioso, ricco di incognite. Quasi la fotocopia di un Paese che si rimbocca le maniche, suda, soffre, ma non molla. E si rimette in piedi. Con orgoglio e passione. Sfoderando competenze, attenzioni per chi sta dietro, proseguendo su un solco tracciato con lucida perseveranza. Fino alla stoccata finale del 19 luglio 2022. E siamo alla storia. Tra foto in bianco e nero, sorrisi tirati, volti scossi dalla fatica della vittoria o frustrati dagli aromi del secondo posto. Le emozioni? Tante e a colori.

Foto di gruppo. “Sport Universitario – un’idea in movimento da 100 anni” è un passo che va oltre le 239 pagine patinate. Un passo e un mettere in ordine i propri ricordi. Tanti, i gioielli, le buone pratiche, le indicazioni da non disperdere. Quasi se ne volesse aumentare le responsabilità, nel custodirli e nel preservarne i valori. E, al tempo stesso, rilanciarne i luoghi e gli uomini e le donne che hanno impreziosito le tante vite dello sport universitario. Antonio Dima, primo presidente di FederCusi, nella cerimonia di presentazione tenutasi nell’aula magna del Centro di preparazione olimpica “Giulio Onesti” all’Acquacetosa, ha riannodato i fili: “Sappiamo cosa è accaduto nel 1922 in Francia, alla vigilia delle Olimpiadi di Parigi. E sappiamo anche quel che fecero i nostri predecessori a Roma. Ecco, la storia del movimento sportivo universitario è nata così. Presa poi per mano dalle intuizioni dei nostri grandi presidenti. Il libro – dice il presidente di FederCusi – racconta periodi di sconvolgimenti politici, sociali ed economici. E punta a essere una sorta di grimaldello, un’arma pacifica utile a custodire ricordi, persone e luoghi”. Poco spazio all’autocelebrazione e ai facili compiacimenti, dunque. Giovanni Malagò taglia corto: “Detto che la sola parola Olimpiade nel canovaccio di quei giochi universitari del 1922, usata oggi in nemmeno un minuto avrebbe allertato gli uffici legali del Cio. È vero anche allora partì subito la diffida. Ma quello è stato un germoglio indelebile. Sono davvero felice di essere qui con voi” afferma il numero uno del Comitato olimpico. In prima fila applaudono autentiche cinture nere dello sport italiano e internazionale quali Mario Pescante, Franco Carraro, Roberto Fabbricini e Franco Chimenti.

Dalla prima olimpiade universitaria di Roma agli obiettivi dello Sport Universitario. “Il coraggio, la lungimiranza, quel genere di atteggiamento libero da luoghi comuni e vicino a chi parte per ultimo. Questo libro – rimarca Luca Pancalli – è utile su più fronti: muove una riflessione culturale, tende la mano al mondo delle disabilità, integra un percorso comune. Percorso che rende meno tortuoso qualsiasi processo di rafforzamento sociale di inclusione e condivisione”. L’assist è perfetto per l’avvocata Andrea Catizone: “Lo sport universitario è uno dei nostri asset fondanti. Deve essere sistema chiave per la crescita delle politiche strutturali, perché sappiamo che sul fronte impianti c’è tanto da fare e noi siamo in piena corsa. Ma – rilancia la consigliera del ministro dell’Università e ricerca, Anna Maria Bernini – il dialogo che il volume sollecita deve diventare sempre più concreto. L’Italia deve avere nello sport universitario, senza dover sempre riandare alle esperienze dei college inglesi e statunitensi, soluzioni e scelte responsabili, sostenibili e durature. E noi saremo al vostro fianco”. Sul tema, con un preciso riferimento ai cardini normativi, si è inserito Lorenzo Lentini: “Noi dobbiamo ringraziare Nebiolo, Lojacono e Coiana. Sono stati visionari intelligenti, capaci di disegnare una strada irta di difficoltà ma che sta già dando risposte ai Cus, alle associazioni, al volontariato, alle istituzioni. FederCusi ha dietro una storia che la precede. Con Antonio (Dima, ndr) abbiamo sudato freddo. Ma adesso – ha concluso il già presidente del Cusi e attuale componente del board Fisu – possiamo guardare con fiducia al domani”.

Parterre du roi. “Sport universitario – un’idea in movimento da 100 anni” assembla storie di sport, accademia, politica e amministrazione. Dal team ai contributi di alcune leggende dello sport universitario e non solo – tra questi, Pietro Mennea, Federica Pellegrini, Klaus Dibiasi, Marcello Fiasconaro, Yuri Chechi, Sara Simeone, Paola Pigni, Franco Arese, Giovanna Trillini, Mauro Numa, Stefano Mei, Valentina Vezzali. Livio Berruti, Diana Bianchedi – sino ai messaggi dei ministri dell’Università e dello Sport, Anna Maria Bernini e Andrea Abodi, a Giovanni Malagò, alla presidente della Crui, Giovanna Iannantuoni a Lorenzo Lentini sino allo stesso Dima. Il volume annoda e rifinisce pensieri, auspici, sentimenti e vedute. Dedicata a Lilli Coiana, l’opera è stata curata dal presidente di FederCUSI con Roberto Fabbricini, Antonio Lombardo e Valter Rosso. La collezione di reperti fotografici, immagini, tabelle con il medagliere delle tante Universiadi, racconta un secolo che se non è d’oro, poco ci manca. Un filo  verde, ricco di buoni auspici, unisce un mondo universitario sempre più forte. Antonio Dima, con al fianco il segretario generale Pompeo Leone, ne è consapevole.

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